October 4, 2013

C’è molto Bel Paese, molto melodramma italiano, nella nuova stagione del Teatro dell’Opera presentata al Costanzi. Paga del lavoro compiuto in questi anni per ridare fiato alle produzioni e ampiezza al repertorio, con all’attivo i trionfi internazionali delle tournée guidate dal direttore onorario Riccardo Muti (Nabucco e Simon Boccanegra), l’Opera romana sembra voler dire, con il cartellone 2013-2014 di lirica e balletto, di non aver più nulla da dover dimostrare. Per cui può permettersi una stagione d’altri tempi, di quelle da loggionisti, con Rigoletto, Ernani e il Lago dei cigni. Con Rossini (ma il Rossini meno noto, quello drammatico e romantico a suo modo), con l’Elisir d’amore e con Puccini (ma non Bohème o Tosca). Non senza rivisitazioni “al quadrato” dell’humus tradizionale (un Verdi antologizzato in versione balletto) e chiamate in causa del Novecento europeo con Ravel, Britten e anche Steve Reich e Philip Glass: noblesse, per un palcoscenico musicale di alto respiro, oblige.

Si comincia dunque il 27 novembre con Ernani, ancora nel solco del bicentenario verdiano, opera giovanile che anticipa largamente la maturità del Cigno di Bussseto. Per la première sale sul podio Riccardo Muti e firma le scene Hugo de Ana, regista alieno alle quinte d’impianto classico. Primo appuntamento col balletto, quello con Il lago dei cigni di Čajkovskij, adattato da Patrice Bart, diretto dall’ucraino Andriy Yurkevič e con protagonista Svetlana Zakharova. A gennaio la danza è contemporanea con Notes de la nuit: un trittico che comprende Quartetto (di Francesco Nappa su musiche di Steve Reich e Philip Glass), Aunis di Jacques Garnier e Aria Tango di Micha van Hoecke su musica di Luis Bacalov.

L’opera torna a inizio 2014, dal 30 gennaio al 6 febbraio, con un dittico formato da due camei novecenteschi: L’enfant et les sortilèges e L’heure espagnole di Ravel. Dirige Charles Dutoit, alla regia Laurent Pelly. Il 27 febbraio debutta Manon Lescaut, il primo capolavoro pucciniano, il più amato dai musicisti per l’eleganza postwagneriana di orchestrazione e armonia. E per Manon Lescaut, il Tristano mediterraneo e piccolo-borghese, torna sul podio Riccardo Muti. Tutt’altra musica dal 28 marzo con il teso e cupo Maometto II di Rossini, diretto da Roberto Abbado con la regia di Pier Luigi Pizzi.

Ancora balletto con Verdi Danse di Micha van Hoecke, collage di ballabili verdiani tratti prevalentemente da Macbeth e da I vespri siciliani. Dirige David Garforth. L’8 maggio arriva L’elisir d’amore di Donizetti diretto da Donato Renzetti. Poi ancora Čajkovskij con La bella addormentata nel bosco, nella versione realizzata da Paul Chalmer nel 2003 per il Teatro dell’Opera e con l’allestimento “floreale” di Aldo Buti.

Altro grande classico dal 18 giugno: Carmen di Bizet, diretta da Emmanuel Villaume per la prima volta a Roma. Il 5 luglio trasferta fuori sede, nella basilica dell’Aracoeli, per una serata unica con Benjamin Britten e la sua “parabola da chiesa” The prodigal son. Segue dal 25 settembre al 5 ottobre, dopo la pausa estiva, la conclusione della stagione coreutica con Cenerentola di Prokof’ev, nella versione di David Bintley del 2010 e con la bacchetta di Nir Kabaretti. E il 21 ottobre l’omega della serie operistica chiude il cerchio iniziato nel segno di Verdi: Rigoletto, emblema del melodramma italiano, qui diretto da Renato Palumbo con Luca Salsi nei panni del protagonista. Un lungo finale di stagione, con dieci repliche fino al 31 ottobre.

Leave a Reply